Carnevale sassarese 1852

163 anni fa i sassaresi, per una bella signora e per un ufficiale piumato, persero la loro tradizionale calma, e ne successe un finimondo.


Durante il carnevale del 1852 scorse il sangue sui lastrici cittadini a causa di una battaglia fra i sassaresi e la guardia nazionale, da una parte, e i bersaglieri dall'altra.
Il 24 febbraio di quell'anno si provocò lo stato d'assedio nell'intera provincia per oltre nove mesi, due discussioni al Parlamento subalpino e due processi davanti al Magistrato di appello di Cagliari.
Per meglio inquadrare il contesto, quattro anni prima, lo Statuto di Carlo Alberto aveva portato alla creazione della Guardia nazionale, una istituzione cittadina destinata, come in Francia alla fine del '700, alla difesa delle libertà democratiche. 
A Sassari si costituì, anche con i contributi economici dei cittadini e perfino del Capitolo Turritano, una 'legione' da un migliaio di uomini in tutto tra ufficiali e militi. Tra questi civili vi erano professionisti, artigiani e operai. Tuttavia il nuovo corpo armato non godeva le simpatie degli ufficiali e della truppa regolare, i quali non perdevano occasione per bersagliarlo di frecciate ironiche e sprezzanti in un'escalation di tensione arrivata al suo culmine quando fece parte della guarnigione un battaglione di bersaglieri, recentemente istituiti. 
Numerosi gli incidenti che si scatenavano per le questioni più varie; dalla precedenza nel saluto alle competenze nei servizi di pubblica sicurezza. Non mancò una bella ed attraente signora che veniva fatta segno alle premure galanti di ufficiali dell'esercito e della milizia cittadina, naturalmente in gara tra loro.
In questo clima, che definirlo acceso sarebbe usare un eufemismo, durante il carnevale del 1852 avvennero una serie di fatti che portarono all'irreparabile. Alla sera del 18 febbraio, vigilia del giovedì grasso, al teatro Civico ci fu un ballo elegante e di 'etichetta', abito a coda di rondine, decoro e disciplina assoluta. A un certo punto un tenente dei bersaglieri, mettendosi al centro della sala con il cappello in testa, provocò la reazione prima di un milite e poi del comandante del servizio d'ordine. 
Quattro giorni dopo altro ballo al Civico e nuovi incidenti per i mantelli e i berretti ostentati da ufficiali dell'esercito presenti in sala durante le danze. Dannoso fu l'intervento del Sindaco Deliperi che fece ritirare tutti i militi nazionali dal corpo di guardia; il malumore serpeggiò vivissimo fra la popolazione. 
La notte del 24 febbraio (lunedì di carnevale) il ballo si preannunciava burrascoso, già la sera prima due bersaglieri pretendevano di introdursi in casa di due donne e nel successivo pomeriggio ci fu un incidente tra due bersaglieri avvinazzati ed un gruppetto di artigiani. L'intervento di altri bersaglieri armati di fucile e baionette scatenò la reazione dei popolani. 
Il quartiere di Pozzo di Villa, Porta Utzeri e via S. Elisabetta divennero teatro di una vera battaglia tra i colpi dei calci dei fucili e una violenta sassaiola. In un baleno una folla si raggruppò davanti alla caserma della guardia nazionale (nella attuale piazza del comune) chiedendo armi e l'intervento dei militi. 
La mischia divenne generale, oltre due ore di scontri, feriti e risse. Davanti all'attuale teatro Civico un drappello di otto cavalleggeri a cavallo venne accolto a fucilate dai popolani che sbarravano le vie più prossime. Un caporale cadde ferito a morte. Poco dopo altre fucilate a pallini venivano esplose contro i soldati che trasportavano all'ospedale il loro compagno morente. 
Solo verso le venti si riuscì a ristabilire faticosamente l'ordine. Sospeso il ballo sindaco e consiglieri dedicarono la giornata delle Ceneri alla preparazione di un rapporto al governo sui fatti intervenuti in città. La truppa rimase consegnata nelle caserme. 

Ritratto di Giovanni Durando (1850)
Il 5 marzo successivo giunsero a Sassari cinquecento soldati provenienti dal 'Continente' insieme al generale Giovanni Durando, latore di un decreto reale che con il quale veniva proclamato lo stato di assedio in città e provincia. Durando ordinò lo scioglimento e il disarmo della guardia nazionale e dei cittadini, vietò le riunioni di persone in numero di maggiore di cinque e obbligò i sassaresi a ritirarsi dai locali pubblici entro le 20. L'università fu chiusa. Il 6 marzo iniziarono gli arresti dei cittadini in buona parte appartenuti alla disciolta guardia nazionale.



(tratto da 'Sassari' di Enrico Costa. P.te VIII, Sassari piemontese. V.Emanuele II)

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