1914: la battaglia del Fosso della Noce

Nel 1914 il Fosso della Noce, si trasformò, ancora una volta, in teatro di 'guerra'. Il gioco è vecchio: Enrico Costa ci ricorda che fin dal 1848 i sassaresi in erba giocavano lì agli austriaci e piemontesi. Cambiati i tempi, cambiate le battaglie, il gioco rimase. Nel 1914 andavano di moda le recenti gesta della guerra italo-turca per la conquista delle regioni nordafricane della Tripolitania e della Cirenaica, conclusasi due anni prima. 
Ignaro della bufera che da lì a un anno avrebbe coinvolto il nostro paese, il reporter, trasformato in corrispondente di guerra, così riassume – dal taccuino di campo – gli avvenimenti. 
Alle 13:00 le forze degli arabo-turchi, con la bandiera verde spiegata, occupavano le posizioni, sul versante del fosso che termina presso il Rifugio bambine abbandonate. Gli italiani si spiegavano in linea di combattimento sugli spalti opposti. I due eserciti erano così pronti per la mischia. Circa duecento ragazzi, armati di fionda, con l'ausilio di dame della Croce Rossa, rappresentate da alcune scamiciate bambine.

Alle 14:30, dopo che i due eserciti si erano per un pezzo guardati in cagnesco, cominciava l'attacco. L'ala destra dell'esercito italiano – gli invasori- apriva un nutrito fuoco... di fionda contro il fronte nemico. Gli arabo-turchi rispondevano al fuoco, e i proiettili, battendo sul corso Umberto I, ebbero per primo effetto l'arresto... del transito dei pacifici cittadini. Intanto l'ala sinistra degli italiani tentava una audace conversione al centro per avanzare repentinamente sul grosso del nucleo nemico. Questo però, avvertita l'abile mossa strategica, si accingeva a sventarla caricando alla baionetta. Con un urlo selvaggio i turchi e i beduini si lanciavano sugli assalitori respingendone fieramente l'attacco in una feroce mischia corpo a corpo. Tenacemente, arabi e italiani, si contendevano il terreno, scambiandosi ceffoni, graffi, sassate, ecc.

L'intervento... europeo
Mente i feriti, nel fondo della vallata, alternavano i loro lamenti con le grida feroci dei combattimenti si ebbe l'intervento che mise fine alle ostilità. Una ventina di carabinieri, dalla vicina caserma, discendendo nel fossato e sfidando coraggiosamente la pioggia di sassi, raggiungevano gli accaniti combattenti, che nella loro eccitazione bellica, non avvertivano nemmeno... l'azione delle potenze. I carabinieri afferravano i più riottosi conducendone una cinquantina in caserma. Il maresciallo Marchi rimproverava severamente i bellicosi ragazzi facendoli quindi rilasciare, mentre i feriti venivano intento trasportati all'ospedale. Tra questi si distinsero per la la loro valorosa azione in battaglia Francesco Piredda di Lodovico, dodicenne che riportò una ferita alla regione occipitale destra, interessante il cuoio capelluto e i tessuti molli intorno all'osso, e Mario Piras fu Edoardo, di 13 anni, con ferita alla regione zigomatica guaribile in 7 giorni, salvo complicazioni. Altri feriti e contusi, ritornati alle proprie case, trovavano l'accoglienza di genitori, armati di una buona dose di sculaccioni.

(immagini appartenenti al sito https://www.rtbf.be/14-18/thematiques/)

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