Il bignamino dei fischi ai Candelieri
Cronaca semiseria sulle
contestazioni popolari durante le faradde nel '900
'I Paraj' di Giuseppe Biasi, primi anni '30 |
Il primo episodio
conosciuto avente per protagonisti sonori fischi alla discesa dei
candelieri fu quello che coinvolse il commissario prefettizio Schiffi
nel 1926, al quale toccò una bordata di 'frusci', non appena uscito
da Palazzo di Città, tali da indurlo a dimettersi motivando il gesto
col non gradimento da parte della cittadinanza. Un episodio
emblematico (anche in considerazione del periodo storico) quanto
isolato. Perché nella storia delle proteste rivolte
all'amministrazione comunale durante la discesa dei Candelieri,
leggendo le cronache cittadine, dobbiamo arrivare fino al 1975 per
incontrare nuovamente la parola fischi, pur se timidamente
utilizzata. E' l'ultimo anno del Sindaco Virdis.
Nel 1976, dopo circa
vent'anni ininterrotti di sindaci DC, si vira verso il PSI con
Fausto Fadda e la nuova giunta. Gli applausi ci furono per tutti, a
parte un episodio in cui, per risposta alle ovazioni di popolo,
qualche assessore socialista alzò il pugno chiuso: un gruppo di
spettatori ( i quali spiegarono ad alta voce di avere sempre votato
per il partito comunista ) credette bene di rampognarli urlando:”
E' la festa di tutti i sassaresi questa, vergognatevi!”.
Trascorrono altri dieci
anni di quiete ma, nel 1986, dalla folla partirono anche salve di
fischi. E' la quarta discesa per Raimondo Rizzu. All'uscita dal
Civico i fischi coprono gli applausi, il Sindaco resta sorpreso e per
alcuni istanti traccheggia sul marciapiede, poi, ricordatosi del suo
ospite, un ammiraglio americano, supera l'impasse: “ Sono fischi
all'americana, qui abbiamo un commodoro!”. La battuta servì per
rompere il ghiaccio ma non certo per far cessare le manifestazioni di
dissenso. Anche il missino Tonino Frau sfoderò ottime doti
umoristiche: “Sarà anche vero che sono fischi all'americana ma non
vorrei che ora arrivassero i marraggi!”. Le previsioni iniziali
furono comunque errate: la discesa fino a Santa Maria si svolse in un
crescendo di applausi.
Alla quinta discesa
(siamo nel 1987), Rizzu si rilassa. Gli sporadici tentativi degli
scontenti di trascinare la folla dietro i loro fischi si dissolvono
immediatamente, subissati dal rullo dei tamburi e dai segnali di
approvazione della gente.
E arriviamo all'annus
horribilis: 1989. “Sindaco e giunta contestati sino alla chiesa
di Santa Maria”, titola 'La Nuova'. Fischi continui ancor prima
che il sindaco Marco Fumi uscisse dal Civico avevano già fatto
presagire quale potesse essere il clima che avrebbe accompagnato
l'Amministrazione fino a Santa Maria. Nessuna interruzione delle
proteste per tutto il percorso. Una manifestazione compatta di
cittadini che rivendicavano, anche con cartelli e striscioni, una
serie di problemi che affliggevano la città da tempo. Sempre secondo
le cronache: “i deboli applausi dei pochi sostenitori non hanno
fatto altro che scatenare la protesta dell'enorme folla degli
scontenti lungo il percorso”.
Credo che questa discesa
rappresenti un po' lo spartiacque temporale tra l'evento occasionale,
e magari isolato, e il sistema organizzato di protesta. Da quell'anno
in poi La Nuova ha dedicato in modo sistematico articoli sulla
'temperatura del fruscio', sull'esito
di gradimento della politica amministrativa cittadina da parte
della popolazione.
Qualche
preoccupazione per il sindaco Borghetto nel 1993, nonostante avesse
indossato, per scaramanzia, lo stesso abito dell'anno precedente.
Sempre da 'La Nuova: ”Qualcuno degli oppositori accusa chi applaude
di essere “prezzolato”. Dall'altra parte si parla di
provocatori”. E ancora:”Agli applausi sindaco e assessori
rispondono con gli applausi secondo un usanza che un tempo era solo
sovietica, ma poi ha cominciato a diventare universale grazie ai divi
del rock”.
Franco
Masala non fa in tempo a partecipare alla faradda da sindaco. Nel '94
il cronista titola: “Parità fra applausi e fischi al sindaco
Spissu. E' una città divisa che chiede risposte”. Per la prima
volta si parla di “referendum dei Candelieri”. E si fa un accenno
a un tafferuglio fra claque
di opposta tifoseria, “sedato dalla forza pubblica presente in
maniera massiccia a scortare la giunta”. Superate le forche
caudine di palazzo civico la situazione si normalizza con applausi a
profusione e fiori dai balconi. A porta Sant'Antonio di nuovo fischi.
Concludo
questa carrellata con il primo sindaco, anzi sindaca, eletta
direttamente dalla cittadinanza: Anna Sanna passa incolume da
proteste la sua prima discesa del 14 agosto 1995. Qualche fischio (e
fischietti) all'uscita dal Civico in realtà ci fu e qualcuno urlò
anche un “Rinuncia!”. Pronta la risposta di Giommaria Cherchi al
contestatore: “Tra quattro anni!”.
L'anno
successivo il quotidiano locale descrive una alternanza tra consenso
e dissenso e, nel '97 la situazione sembra rovesciare per una
preponderanza delle proteste. Gli applausi non prevalsero neppure nel
'98 e '99. Come sintesi il verso di una canzone popolare scritta
allora: “lu sindagu femmina è eleganti, parò no piazzi a tutti
canti”.
A
zent'anni.
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