25 aprile 1945 e 25 luglio 1943: due lapidi a Palazzo Ducale

Dalle vicende del colonialismo italiano a quelle della liberazione passando per la caduta del fascismo.

Alcuni ricorderanno  che sulla facciata esterna del nostro municipio era presente una lapide marmorea,  con l'incisione "25 luglio 1943". È la data che  ricorda la deposizione di Mussolini e la conseguente caduta del regime fascista.

Come si presentava la facciata del municipio prima dell'attentato del 1962

Ma la storia di questa targa inizia quando tutti i comuni italiani -nel febbraio del 1936- furono raggiunti da una disposizione prefettizia che recitava: “Il gran consiglio del fascismo, con sua decisione del 16 novembre u.s. stabilì che sulle case di tutti i comuni del Regno venga murata una pietra ricordo dell'assedio economico”. Secondo precise disposizioni queste lapidi dovevano essere di marmo bianco di Carrara, uguali per tutti i comuni. Allo scopo fu istituito, presso l'Opera Nazionale Balilla di Carrara, un comitato avente compito di fornire le targhe a tutti i comuni d'Italia, a scelta in tre dimensioni diverse, con prezzi oscillanti tra le 65 e le 160 Lire, a parte la scalpellatura epigrafica al prezzo di 0,60 Lire, per ciascuna lettera.

 modulo per l'ordinazione della targa che i comuni dovevano inviare all'O.N.B. di Carrara
(dal sito web veglienews, le pietre raccontano la nostra storia)

Il testo fu normato in modo univoco : “18 novembre 1935, anno XIV. A ricordo dell'assedio perché resti documentata nei secoli l'enorme ingiustizia consumata contro l'Italia alla quale tanto deve la civiltà di tutti i continenti”. 

Una delle lapidi ancora oggi esistenti con i fasci littori abrasi. Miane (TV)

Anche il Comune di Sassari ebbe la propria lapide, collocata sulla facciata di Palazzo Ducale, tra la prima e la seconda finestra, sul lato destro guardando il portone, al posto della vecchia bacheca per le affissioni dei manifesti pubblicitari.
L'inaugurazione avvenne in contemporanea nazionale il 18 novembre 1936. Il quotidiano L'Isola, dopo diversi articoli pubblicati in precedenza e tesi a dare risalto all'evento, ne fa il resoconto di cronaca il giorno successivo: “Poco prima delle 17 l'ammassamento è al completo e la piazza offre uno spettacolo imponente: nel centro la massa delle rappresentanze dietro cui si spiega una marea di popolo: ai balconi di tutte le case donne che si pigiano per presenziare commosse al rito. Nelle vie adiacenti alla piazza sosta una folle enorme di donne e di uomini, di giovani e di vecchi che non hanno trovato posto nella piazza. In un palco eretto davanti alla lapide prende, ora, posto il segretario federale dott.Medas, seguito dal consigliere anziano di Prefettura comm. Pilia in rappresentanza del Prefetto assente da Sassari per ragioni d'ufficio, dal Console generale Gaudio comandante il gruppo di battaglioni CC.NN., dalla fiduciaria provinciale dei fasci femminili signora Costa, dal podestà comm. Sussarello, dal colonnello Quaglia, comandante della divisione Caprera”. “Alle 17 il podestà scopre la lapide che è stata murata nella facciata di Palazzo Ducale”.

dal quotidiano 'L'isola', 19 novembre 1936

Ma cosa accadde nel 1935, a quale assedio si riferisce il testo inciso? L'Italia in quell'anno iniziò le offensive nel territorio etiope, provocando la reazione della Società delle Nazioni a condanna dell'azione militare italiana e votando l'embargo verso il Paese. Da quella data per l'Italia iniziò il periodo dell'autarchia, tentativo di realizzare un'economia indipendente rispetto alle importazioni estere. Al posto del caffè vennero usati l'orzo, la ghianda, il fico, il  caffè alla 'napoletana' fatto con la cicoria, erano i famosi surrogati. La fantasia dei chimici creò una fibra tessile ricavata dal latte, il Lanital (della SNIA Viscosa), venne in tutti i modi tentato l'aumento della produzione granaria. Ci furono svariati e molteplici tentativi in ogni campo.
Le lapidi delle 'inique sanzioni' continuarono a fare bella mostra sulle facciate municipali italiane nonostante l'embargo -di fatto- ebbe a cessare  poco dopo.
A partire dalla caduta del regime fascista  in molte città vennero progressivamente rimosse o scalpellate per renderle illeggibili. Alcune furono riutilizzate, reincidendo sul marmo le più svariate epigrafi, seguendo la strada della nemesi storica.

il comune Rotzo (VI) reincise la targa consarcrandosi al cuore 
                                                                 immacolato di Maria

Alla fine del settembre 1943, in seguito alla destituzione del podestà, fu nominato a Sassari un commissario prefettizio (su designazione delle rappresentanze dei movimenti non fascisti): l'avvocato Ignazio Devilla, divenuto poi sindaco (sempre su nomina prefettizia) fino alla vigilia delle elezioni comunali del 1946. Amministrò la città durante il difficilissimo periodo di transizione dal Regno d’Italia alla Repubblica.
Devilla non fece demolire quel marmo di Carrara¹ ma lo rivoltò, come si faceva con la stoffa ormai lisa di un vecchio cappotto, incidendo sul lato rovescio, emblematicamente, la data del 25 luglio 1943.
Per quasi vent'anni la nuova vecchia lapide rimase affacciata sulla piazza di Palazzo Ducale, nonostante la sua presenza non fosse gradita ad alcuni che manifestarono di quando in quando il loro dissenso con imbrattamenti di catrame o inchiostro.
Ma la notte del 24 marzo del 1962 dal catrame si passò all’esplosivo e alle tre e mezza il sonno degli abitanti del centro storico fu inaspettatamente interrotto da un tremendo boato che li fece sobbalzare dal letto: una carica di tritolo, attivata da una miccia a lenta combustione, fece saltare in aria i cinque quintali di bianco marmo di Carrara.

dal quotidiano 'La Nuova Sardegna', 25 marzo 1962

La targa, posta a 3 metri di altezza e spezzatasi in più parti, finì su alcune automobili parcheggiate. Quasi un centinaio di vetri del municipio, ma anche quelli degli edifici vicini, andarono in frantumi per lo spostamento d'aria, cosa che scaraventò a terra la guardia municipale che si trovava all'interno del palazzo. Il proprietario di una delle macchine semidistrutte e abitante nei pressi, arrivò subito dopo sconsolato: l'auto non era coperta da assicurazione contro gli atti vandalici.
La squadra politica della Questura identificò in brevissimo tempo gli autori del gesto: tre ragazzi sassaresi appartenenti all'associazione studentesca 'Giovane Italia', legata al Movimento Sociale Italiano.

Il municipio la mattina dopo l'attentato. La freccia indica il punto in cui era affissa la lapide 
(archivio fotografico de 'L'Avanti!', 25 marzo 1962)

Il direttore di Sassari Sera, Pino Careddu, si costituì parte civile al processo. L'amministrazione comunale, secondo le cronache locali, rinunciò ².
L’allora sindaco Lorenzo Ganadu e il consiglio comunale si attivarono per riposizionarne un'altra e, in occasione del 25 luglio di quello stesso anno, fu inaugurata la seconda edizione ³ avente le stesse dimensioni dell'originale ma senza la spessa cornice di sostegno originaria, anch'essa andata in frantumi.

dal quotidiano 'La Nuova Sardegna', 28 luglio 1962

Consultando le cronache dei quotidiani locali dal 1944 in poi, raramente si riscontra di manifestazioni a monito della caduta del fascismo. Le ricorrenze del 25 Aprile, comunque essenzialmente successive all'apposizione della nuova lapide del 1962, si svolsero davanti ad essa dapprima in modo saltuario e solo a partire dai primi anni settanta con regolarità.
Tra il maggio 1983 e l’aprile 1984, in occasione dei lavori di restauro della facciata di Palazzo Ducale, la targa venne traslata nel cortile interno del municipio. Fu il sindaco Raimondo Rizzu, nel 1984, a celebrare il 39mo anniversario del 25 Aprile davanti alla nuova collocazione.

la targa  trasferita nel cortile interno del municipio,  così come appare oggi


L'aprile del 2007 vide una nuova targa aggiungersi nel cortile del municipio. Il sindaco Gianfranco Ganau, al suo primo mandato, celebrò la ricorrenza nazionale davanti alla nuova iscrizione rappresentante la data del 25 Aprile 1945, fatta apporre durante il suo mandato. “Questa lapide ricorda senza equivoci la data del 25 aprile 1945", parole del Sindaco  dette  probabilmente in riferimento al portone lasciato chiuso per la ricorrenza del 2002, ma anche e soprattutto tese a sottolineare che il periodo storico racchiuso tra le due date rappresenta una delle pagine più buie e drammatiche della storia d'Italia, sfociata infine nella rinascita libera e democratica del Paese.

la nuova lapide con incisa la data del 25 aprile 1945, posta nel 2007


Le manifestazioni dal dopoguerra agli anni 70.
Tornando ancora per un momento indietro nel tempo all'immediato dopoguerra e attingendo alla pubblicistica locale, è possibile ricostruire quali andamenti hanno avuto le ricorrenze celebrate in città davanti alla targa del 25 luglio 1943.
Risultano manifestazioni a monito della caduta del fascismo nel 1944 (promossa dal comitato provinciale di liberazione) e il 25 luglio 1962, giornata in cui si inaugurò la seconda edizione della lapide (a cura dell’amministrazione comunale). È in quell'occasione che si legge per la prima volta della deposizione di una corona di alloro e fiori davanti alla targa.
La legge di istituzione della festa per la liberazione nazionale fu promulgata solo nel maggio del 1949 (il 25 aprile 1945 fu il giorno in cui il comitato di liberazione nazionale alta Italia, a Milano, proclamò l'insurrezione generale), ma già a partire dal 1946 Alcide De Gasperi -con Umberto II- si fece promotore per l'emanazione di un decreto legislativo luogotenenziale (22 aprile 1946), che recitava: “A celebrazione della totale liberazione del territorio italiano, il 25 aprile è dichiarato festa nazionale”.
Per gli eventi del 25 Aprile in città e celebrati davanti alla targa del 25 luglio,  si rilevano: la manifestazione del 1946 e due negli anni 50, organizzate dall'ANPI. Negli anni 60 si riscontrano cinque celebrazioni in anni discontinui, la cui organizzazione fu sempre promossa dalle associazioni degli studenti universitari UGI, ORUS, ATU .
Lo schema celebrativo prevedeva un comizio, in genere tenuto in uno dei cinema cittadini -anche con oratori di caratura nazionale- e la proiezione di film a tema. A volte si aggiunse un concerto della corale Canepa.
Solo a partire dai primi anni 70 le manifestazioni assumeranno una cadenza regolare, vedendo anche la partecipazione formale dei partiti e dei sindacati, mentre la presenza delle organizzazioni studentesche universitarie si fa progressivamente più sfumata fino a scomparire. A partire dalla seconda metà degli anni 70 le celebrazioni verranno organizzate dalle amministrazioni comunali, consolidando il rito della deposizione della corona sotto la lapide, mentre scompariranno definitivamente i comizi nei cinema.

note:
1- La Nuova Sardegna, 29-3-1962, pag.4; V. Mossa, Luna e Sole, Carlo Delfino ed., pag.53; 
2- La Nuova Sardegna (d’ora in poi LNS), 28-7-1962, pag.4
3- Ibid.
4- LNS, 26-4-2007
5- UGI:Unione Goliardica Italiana; ORUS:Organismo Rap­presentativo Universitario Sassarese;
    ATU:Associazione Turritana Universitaria

Commenti

Se vuoi contattarmi scrivi qui

Nome

Email *

Messaggio *