Fuori sacco: 1966, il primo computer arriva in Sardegna

Fu l'Università di Cagliari nel 1961 ad acquistare il primo computer in Sardegna. 

 

Dimensioni da armadio, memoria con nuclei di ferrite, prestazioni enormemente inferiori a quelle di una qualsiasi calcolatrice programmabile tascabile odierna e consumi elettrici stellari. Il primo computer in Sardegna arrivò verso la fine del 1961. Ordinato, all'inizio di quell'anno, dall'Università di Cagliari, secondo quanto riporta in una sua ricerca il Prof. Piero Maestrini del dipartimento di informatica dell'Università di Pisa.
In base ai ricordi del Prof. Francesco Testa si trattava di un IBM 1620, che l'università pagò 40 milioni di Lire. Certo nessuno aveva l'esperienza per utilizzarlo e nel contratto stipulato con il colosso americano furono previste 15 borse di studio per un corso di 45 giorni organizzato al centro di addestramento IBM a Rivoltella del Garda.

 Nato nel 1959 l'IBM 1620 era profondamente diverso rispetto ai moderni computer. Il colloquio uomo macchina avveniva per mezzo di una telescrivente capace di scrivere 10 caratteri al secondo e la programmazione si effettuava con il linguaggio 'Fortran' . I dati in ingresso si inserivano per mezzo di un nastro di carta perforato che, passando attraverso un lettore ottico, trasformava la sequenza di luce e buio in informazioni elettroniche.

Dai ricordi del professor Testa traspare il pionierismo di allora nel campo della nascente scienza dell'informatica. Già durante lo sbarco della macchina al porto cagliaritano ci fu un intoppo. La memoria venne danneggiata da un colpo e l'installazione ritardò di mesi. Un laureando disperato da mesi stava lavorando ad un sistema di equazioni a matrice e non riusciva a venirne a capo. Ogni minima distrazione comportava errori che bloccavano il sistema. La preparazione del programma per l'introduzione di dati richiedeva ore e il calcolatore risolveva il problema in 30 secondi. Oggi una simile attività necessiterebbe solo di alcuni minuti e la soluzione sarebbe sostanzialmente immediata.
Il 1620 necessitava di manutenzione continua e i tecnici della IBM dovevano intervenire di frequente per mantenere le condizioni di efficienza.
L'ateneo cagliaritano non fu molto stimolato all'acquisto del computer, che al suo arrivo però venne utilizzato da tutte le facoltà. La spinta fu data dal direttore dell'istituto di matematica professor Aymerich e dai docenti di scienza delle costruzioni Berio e Scotto.
Non si sa se il vecchio 1620 esista ancora, accantonato in qualche scantinato dell'ateneo cagliaritano.


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